sabato 30 dicembre 2017

Kafka sulla spiaggia

"Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. E' qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca. finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo...." (Haruki Murakami - Kafka sulla Spiaggia)

Credo che questo sia il miglior modo per riassumere le mie ultime settimane di silenzio.
Sono entrato in questa tempesta, la mia personale, e ne sono immerso malgrado dall'esterno nessuno può vedere cosa stìa attraversando.

Lotto con i miei fantasmi, le mie paure e le mie forti incertezze, in questo deserto che è la mia unica terra dove trovo il conforto del silenzio senza dover per forza mentire a me stesso sul mio stato di salute.

In questa tempesta che si è abbattuta, ho avuto il tempo di considerare quanto le persone che mi circondano possano essere divise in due distinte categorie: un bianco e nero senza nessuna scala intermedia.
E quello che mal sopporto è emerso: la mancanza di verità, il coraggio di dire sempre come stanno le cose....e dall'altra parte io mi sono ritrovato ad esprimere, forse in modo molto, e crudelmente, diretto quello che penso.
Ma per liberarmi delle mie catene ho bisogno di non fingere, ho bisogno di manifestare l'insopportabile peso che sento dentro di me.

La tempesta è una cosa troppo personale per poterla spiegare, ma è da questo evento che spero di uscirne migliore di come forse sono stato sino ad ora: non cerco di ritrovare il mio sorriso, o la mia voglia di vivere, o chissà cosa...voglio solo ritrovarmi di nuovo a guardare il cielo e sognare, toccare il mio corpo ed esserne fiero, riflettermi in uno specchio e riconoscermi.

La mia dipendenza dalle circostanze esterne mi ha talmente portato via tanto di me, da farmi trattare anche come zerbino da chi ha usato le parole come fiele, quando avrei potuto difendermi senza ferirmi.
Ma un giorno sarò fiero di queste cicatrici che porto con me.
Un giorno sarò fiero di essere caduto e di essermi frantumato in mille pezzi.
Un giorno sarò solo fiero di me, anche se adesso mi addosso tutte le colpe delle circostanze che mi hanno portato ad entrare in questa tempesta.

Camminare a testa alta non sarà facile, cadrò ancora mille volte ma prima o poi ne verrò fuori.

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