giovedì 30 novembre 2017

L'ultima pagina

Strappo questa pagina
E lascio che i colori dell'autunno cadano
A far rumore sulla mia anima.
Le parole restano
Difficili da spostare dal mio stomaco
E i pensieri diventano spilli conficcati nelle mie carni:
Ecco la stanchezza del mio sentire che assale il mio corpo
Una follia lucida su questa strada di foglie
Mentre sale fitta questa nebbia.
Un sole ferito combatte la sua strenua battaglia
Ma non ha più forze
Sente il buio diffondersi.
L'ultimo sorriso che ha il sapore della tristezza
E si inabissa alla ricerca della sua pace.

Le panchine sono ormai vuote
E le promesse degli amanti si dissolvono nel cielo
Ad essere stelle
Per brillare in una notte che non sarà più un domani
E sarà solo passato, memoria, ricordo, ferita inferta
Nei giorni da vivere.


Di notte - Racconto

Mi chiedo dove sei…ormai è buio fuori e anche questa notte mi toccherà dormire da solo in questo letto…troppo grande, sembra un continente sconosciuto senza te! Sai, dopo così tanto tempo, ancora non mi sono abituato a questa solitudine: ogni notte che passa mi sembra di scoprire zone più fredde tra le lenzuola…a volte mi rallegro, altre mi sento inondare dalla tristezza e penso tra me e me che quando c’eri tu non era così, non ho mai pensato ci fossero.

Stupido vero? Eppure non posso fare a meno della mia Terra conosciuta, di te…chiudo gli occhi e ricerco tra i miei pensieri il suono del tuo respiro, ciò che era la sinfonia della mia realtà: mi svegliavo improvvisamente e lo cercavo nel buio…lo percepivo e sapevo che non eri sogno, eri lì con me…e allora mi accucciavo tra le tue braccia e tu, quasi come se mi avessi letto nei pensieri, mi stringevi forte a te, un bacio sul collo e ritornavo a dormire…tranquillo…felice…
Dovrei scacciare questi ricordi, come si conviene che sìa; odiarti perché mi hai lasciato…parlare male di te al mondo intero, usare parole cariche di odio e di rabbia…ricordarmi tutte le volte che mi hai detto “sto arrivando” e ho atteso giorni prima di vederti…per tutte le volte che mi hai detto “ti amo, sei unico per me” e poi eri nel letto di qualche altro…per tutti i “per sempre” che sgranellavi ogni giorno come un rosario e che si sono rilevati fiocchi di neve, che al primo sole, si sono sciolti senza lasciare alcuna traccia.
Quanti buoni motivi, eppure la mia anima si rifiuta…cerco di farla ragionare…ma lei non ne vuole sapere, e continua, incessantemente, a gongolarsi nei più teneri ricordi di amore e a dire “vedrai, tornerà da te, perché ti ama, perché sei unico, perché siete legati per sempre”.
dimmi come facci a spiegarle che non è più così? Non riesco a convincere me stesso, come faccio a convincere lei?
I miei amici mi guardano, continuano a ripetermi che sei un immaturo, un bastardo ma io non ti vedo così e ti difendo…sì, ancora ti difendo…che posso farci, ti amo ancora…ti amo come il primo giorno che ci siamo incontrati dopo aver chattato…dopo che avevamo disquisito di musica e cinema…ricordo ancora quando ti ho visto: ho sentito il cuore impazzire, la saliva mancare e il tuo sorriso che illuminava le tenebre che da tempo mi portavo dietro.
Te lo ricordi? Mi hai sfiorato la mano e mi hai detto “voglio fare l’amore e io ho analizzato parla per parola quella frase.
Non una, ma dieci, cent volte…ripetevo a me stesso che mi avevi chiesto di fare l’amore e non di scopare…e continuavo a guardarti come se i miei occhi avessero altro da percepire in quello spazio immenso che tu stavi riempiendo lentamente, dolcemente, silenziosamente…ho ancora quelle sensazioni sulla pelle, il tuo profumo…e sta svanendo dalle lenzuola, comincio a sentire quel freddo odore di detersivo…non voglio…non voglio più lavare tutto ciò che hai toccato, almeno fino al tuo ritorno, perché tu ritornerai da me amore mi, vero?
Non so cosa fare, sarò anche l’ultimo romantico sulla terra…poi mi conosci son testardo: era il difetto che più ti piaceva di me.

E’ quasi giorno, sento che sono stanco ma non voglio dormire…voglio aspettarti sveglio perché so che tornerai da me.

All'imbrunire - Racconto

E’ l’imbrunire di un giorno come un altro: ancora un giorno, ore che passano inesorabili e tutto ciò che sento è la tua mancanza.
Provo a farmi scivolare tutto addosso, provo a capire quello che mi hai detto ma non mi capacito di non riuscire ad accettarlo.
Tu hai solo ragione…ci ho pensato tutto il giorno e come sempre sarò io a prendere una decisione per tutti.
Come ho sempre fatto, soddisferò la volontà altrui e mi farò da parte, tonerò nell’ombra, sarò quello che ero prima di conoscerti: meno di un sconosciuto, un volto tra i tanti.
Ho perso amore mio, ti ho perso senza alcun appello: tu dici di essere innamorato di me e hai la forza di sentirmi e vedermi e io invece qui a guardare il cielo, aspettando un segno anche stupido che mi dica che non è finita.
Non son mai stato bravo a dimostrare quello che sento e ho usato spesso le parole accompagnate da gesti forse troppo piccoli e infantili perché rendessero giustizia ai miei sentimenti.
Ho dormito tra le tue braccia, senza chiedermi nulla, era la cosa più naturale che mi veniva da fare: il mondo non era fuori, era tutto in quella stanza, tra le montagne innevate e il fuoco del camino.
Ti ho perso…sapevo che sarebbe stata l’ultima volta tra me e te, l’ultima volta che ci saremmo visti.
Sentivo che tutto sarebbe finito dopo quella sigaretta, perché io sono il tuo male: ma si può decidere di vivere sotto la pioggia e non avere alcuna sicurezza…sono pazzo lo ammetto mentre scrivo queste parole sconnesse..ma nella mia mente si affollano le tue domande e le mie non risposte.
E se davvero provo quello che sento non sei tu che devi difenderti da me, ma sono io che devo difenderti da me…cosa importa se uno squarcio si è aperto nel mio cuore, sorriderò di nuovo amaramente a questo beffardo destino e ti lascerò andare, dove sarai più felice…
…ma una parte di me aspetterà invano. Ed è quella parte che ti ha guardato negli occhi e che quasi in lacrime ti ha chiesto di non andartene…quella parte che chiedeva sempre due minuti con scuse banali per stare da solo con te..quella che ti ha sussurrato “mi sto innamorando di te”.
In un libro tutta la mia anima…in una canzone tutta la mia disperazione che dissimulo…non ti odio sarei davvero uno stupido…ti ho dentro e non posso farci nulla…aspetterò invano, non dimenticherò mai ma so che la tua felicità sancirà la morte di una parte di me ma la gioia incommensurabile di saperti sorridente e felice.
E’ ormai notte, una di quelle senza stelle per me, una notte troppo buia per chiedere ai miei sogni di farmi compagnia…ho come compagno il mio peggior incubo: non poter fare più l’amore con te!
…so che mi dannerò, piangerò in silenzio come ora raggomitolato sotto un plaid, in questa stanza enorme, ma so che ti sto dando il mio amore, la mia parte più vera.

Non sei mai stato mio e mai lo sarai tra questa gente, tutto il bene, tutto il buono che ti ho potuto dare portalo con te per sempre…ti ho perso e non posso far nulla per averti qui, per mandarti via da me…eppure continuo a sperarci…buonanotte amore che le mie lacrime possano cullarti.

Salvatore Scifo

mercoledì 29 novembre 2017

Siamo (prima versione)

Siamo riflessi di fragilità
Siamo solitudini incatenate ai sogni
Siamo tempeste
Siamo lacrime di pianti silenziosi
Siamo marionette di destini beffardi
Siamo parole mai dette
Siamo stelle senza cielo
Siamo attimi così brevi ma che attraversano anima e vita
Siamo l’attesa in una stazione ferroviaria
Siamo in attesa di un volo pindarico per non sentire più il dolore delle ferite dell’anima.

Piccola anima (erman meta feat elisa)

Piccola Anima


Piccola anima
che fuggi come se 
fossi un passero 
spaventato a morte.
Qualcuno è qui per te,
se guardi bene ce l'hai di fronte.
Fugge anche lui per non dover scappare.
Se guardi bene ti sto di fronte.
Se parli piano, ti sento forte.

Quello che voglio io da te 
non sarà facile spiegare.
Non so nemmeno dove e perché hai perso le parole 
ma se tu vai via, porti i miei occhi con te.

Piccola anima,
la luce dei lampioni ti accompagna a casa
innamorata e sola.
Quell'uomo infame non ti ha mai capita.
Sai che a respirare non si fa fatica 
È l'amore che ti tiene in vita.

Quello che voglio io da te 
non sarà facile spiegare.
Non so nemmeno dove e perché hai perso le parole 
ma se tu vai via, porti i miei occhi con te.

Camminare fa passare ogni tristezza.
Ti va di passeggiare insieme? 
Meriti del mondo ogni sua bellezza.
Dicono che non c'è niente di più fragile di una promessa,
ed io non te ne farò nemmeno una.

Quello che voglio io da te
non lo so spiegare,
ma se tu vai via, porti i miei sogni con te.

Piccola anima,
tu non sei per niente piccola.

Caos (Levante)

Caos (Live)

Mi si legge in fronte Il caos che ho dentro Si sente forte Il caos che ho dentro Mi porto fino alla fine del mondo Voglio andare più a fondo Voglio le ali pensieri su cui volare Dove non so toccare la terra è distante Questo pianeta Dalla mia amata meta Meta di me non sa più dove vorrebbe andare L'altra vuole restare Mi si legge in fronte Il caos che ho dentro E si sente forte Il caos che ho dentro.

riflessioni

Ormai svegliarmi ad un'ora decente sembra diventato un pallido sogno.
Sveglio dalle 6, ho tentato di riaddormentarmi per svegliarmi con il mio compagno ma nulla...troppi pensieri, troppe parole che si affollano nella testa e non ce l'ho fatta.

Mi sono fatto il mio solito caffè e mi sono messo alla finestra a guardare il cielo plumbeo che copre milano da un paio di giorni: quasi a farmi compagnia, mi dà la sensazione che almeno qualcuno mi capisca fino in fondo, che senta quello che sento io.

Ieri ho ricevuto l'ennesima paternale sul mi modo di reagire a questo momento: chi me l'ha fatta ha sottolineato che non voleva essere una critica (e quindi era una critica velata da consiglio non richiesto? no sono io che ho una personalità paranoica).

Sembra proprio che io sia un'egoista che si crogiola in questa sua condizione di "depresso", che non pensa assolutamente a chi gli sta vicino, all'affetto degli altri e men che meno all'affetto del mio compagno.

Sono  rimasto effettivamente stupefatto che mi si muovesse questa critica: il mio stato è egoistico? io non vedo e non sento che le persone accanto a me soffrono?
E allora per quale astruso motivo ho cercato di non far palese il mio stato a tutto il mondo?

Come se non vedessi nulla come se pensassi solo a me stesso:  e dovrei pensare solo a me stesso, invece sono lì a preoccuparmi di cercare di stare su ma ci sono dei momenti in cui lo sconforto, la paura, la negazione di me stesso visto da dentro mi mandano a terra.

Vorrei poter far capire che l'isolamento nel quale mi butto mi serve per trovare il bando della matassa dei miei pensieri distruttivi, cercare di trovare qualcosa di positivo su cui lavorare.
Sono finito in fondo ad un sentiero e devo ritrovare la strada, ma da solo per avere più fiducia in me stesso, per sentirmi di nuovo forte, che ce la posso fare senza dover dipendere dall'esterno.

E inevitabilmente è nata una discussione con il mio compagno che si sente inadeguato alla situazione, che sente che ci stiamo allontanando, che non capisce come muoversi e che sta male anche lui: quindi aggiungiamo altri sensi di colpa a quelli che ho già.

Perchè per quanto io possa sembrare insensibile, lo so che sta male ma ci sono cose che proprio non riesco a fare perchè non ho energia per poter star dietro, perchè ai miei occhi sembra inutile.

Quindi la mia rabbia è esplosa di nuovo: so che sono rabbioso ed evito di discutere: eppure ha di nuovo tirato fuori quel suo fare egocentrico dove devo preoccuparmi ulteriormente a quello che faccio, a quello che dico, alle parole che scelgo.

Ieri sera sembravamo una coppia alla deriva che non ha nessun punto di incontro, che non riesce a trovare un compromesso in questo che è forse il momento più difficile dopo quasi 4 anni di convivenza e storia.

Come trovare una soluzione?

martedì 28 novembre 2017

Messaggio in bottiglia. (2007)

Un giorno potrei pentirmi di non averti detto tutto quello che esplode in me quando sei presente.

E' un di quei giorni che vorrei passare con te, perché è quello che voglio con tutto me stesso; un sogn, lo so, per il quale continuo a combattere perché si realizzi.

Tu non ci sei, sarai altrove magari con qualcuno, e nemmeno pensi a me che sono qui su questa riva a scriverti.

Oggi mi sento di poterti dire che non ti voglio solo bene, ma tu lo sai benissimo...sai che sono preso da te, che sei dentro di me e che aspetto...aspetto..aspetto forse invano, forse inutilmente...forse sono davvero illuso a pensarti così tanto, ma fin quando ci sarà anche una piccola parte di me che si smuove al tuo solo pensiero, continuerò a sperare.

E se smetterai di volermi, se smetterai di vedermi per come sono, lascerò che quel terremoto sotterri
parole e sentimenti, senza essere più nessuno.

Chiamalo come vuoi quello che sento ma è ciò che è, anche se nessuno di noi due lo ammetterà mai...

Non cerco alcuna risposta, ho solo spogliato la mia anima, le ho dato una forma e ho pianto parole per te.

Lascio a queste onde ogni mia speranza, ogni mio sentire, ogni lacrima che verso...lascio che arrivino a te perchè il vento canti questo dolore quando saprai ascoltarlo.

Dolore

Il dolore ti fa diventare uomo, ti fa fare scelte drastiche anche se forse questo non sarebbe il momento più adatto per farle.

Ma il continuo tira e molla di emozioni, mi affatica e non mi dà in alcun modo di pensare a quello che veramente è il mio obiettivo: me.

Il dolore ti porta sulla soglia della follia, della paranoia, ti spinge oltre ogni tipo di limite e ti scava dentro non avendo pietà per nessun tipo di affetto: devasta e basta.

Il dolore ha bisogno di fare piazza pulita di tutto ciò che ti serve per arrampicarti agli specchi che ti scheggiano mani, braccia e anima: l'istinto di sopravvivenza sembra che per un attimo possa avere  la meglio per evitare di cadere nel suo vortice.

Passano i mesi ma l'esperienza crea solo danni e lentamente ti abbandoni a quel canto di sirena che sembra l'unica via per non sentire; o meglio sentire meno male.

E quando ti sei abbandonato dopo quell'attimo di sollievo dove pensi di aver trovato pace, comincia l'inferno: nulla è più ciò che credevi, trasforma il tuoi stessi pensieri, muta il modo di percepirti.
I tuoi affetti vengono svuotati di ogni tipo di significato: quasi ti infastidiscono.
I tuoi pensieri diventano totalmente privi di ogni razionalità: sai solo che ti fustigano e ti segnano.
E tu? Tu non sei altro che la vittima sacrificale di questo male: perché, e te lo ripeti mille volte, te lo sei meritato, perché sei stupido, perché sei fallito, perché stia pagando tutti gli errori di una vita.

E cominci a non dormire (il mio record è di oltre 36 ore sveglio, vigile, senza accenno a chiudere gli occhi), non mangi (e inventi scuse di ogni tipo a chi non ti vede mangiare "sono grasso e sono a dieta"..."ho già mangiato"..."adesso non ho fame magari dopo") e trovi conforto, sempre di nascosto, in tutto ciò che sai che ti fa male e potrebbe farti scontare la pena che, tu credi, di meritare: io avevo scelto il vino,
Non quello bianco (la psichiatra mi ha detto che di solito si sceglie il bianco perché essendo più elaborato, crea maggior stordimento e ti fa stare male), ma quello rosso....due bottiglie alla volta, due pacchetti di sigarette e musica che mi riportava a vecchi dolori che pensavo sopiti e e che invece erano lì pronti a danzare: sono quelli che ho poi identificato come i miei demoni (e li chiamerò spesso così).

I have broken down walls, i defined, i designed my recovery (James Arthur)
La cosa che più mi faceva star male che il dolore dentro di me era più forte del dolore che mi volevo provocare fisicamente: non sono mai riuscito a stordirmi da non sentirlo più, non sono riuscito a star male fisicamente in modo tale che superasse quel limite interno e diventasse esterno e quindi "gestibile".

Anche se ho imparato che il dolore non è mai gestibile: te lo fa credere per farti abbassare le difese e appena trova un varco si insinua e prende possesso anche dell'ultima roccaforte.
E quando non hai più armi, sei un suo possesso e scivoli verso quel mare oscuro che ancora oggi fa paura pronunciarlo: depressione.

Sì la depressione, non un semplice stato di ansia dovuto a un momento di stress: ma la completa assenza di ogni tua volontà, il vuoto, l'apatia, la voglia di farla finita perché tutto ti pesa, anche respirare ti sembra una cosa impossibile.

Ho imparato che ci sono diversi stadi (quante cose ho imparato negli ultimi 10 anni sulle malattie tabù) e ogni persona reagisce a proprio modo.
Gli psicofarmaci non sono la pillola della felicità perchè attenuano solo gli attacchi di panico improvvisi, cercano di stabilizzare l'umore e i sonniferi provano a farti dormire: il vero lavoro lo fa la psicoterapia che alza quel tappetino sotto il quale hai nascosto, inconsapevolmente, tutti i dolori degli ultimi anni (per me son quasi 20) e te li fa affrontare, destrutturare, ristrutturare e collocare.

Prima di arrivare alla psicoterapia, affronti un test della personalità: e scopri cose di te che non pensavi nemmeno potessero appartenerti.
Ieri questo mi è accaduto: ho scoperto di essere uno poco aperto, con una visione del mondo paranoica, insicuro tanto da nasconderlo dietro la rabbia....
E tutto questo mi ha messo KO: non perché io abbia avuto sempre un'opinione di me diversa, diciamo molto più positiva e forse, il più delle volte ipercritica, ma solo perché mi chiedo  quanto potrà essere
corretto questo mio modo di essere per vivere meglio?

My recovery (James Arthur)

lunedì 27 novembre 2017

Abbi cura di te (Levante)

L'ossessione del giorno
Abbi cura di te

Ovunque andrai abbi cura di te, cura dei tuoi guai
Io ti ricorderò tra I miei desideri e I sogni che
La notte porta e il giorno non cancella mai
Un giorno poi abbi cura di me, cura di noi
Per ogni passo che ho fatto per venire fino a te
Per quelli che farei, per quelli che farò
Per non stancarmi mai, mai, mai, mai
E chiamami amore, senza tremare
Saremo anche banali
Ma che nome dare a questo vortice che porto al cuore?
Ancora chiamami amore e ci faremo male
Ma che cosa vale vivere tra le paure senza avere mai
Il coraggio di rischiare?
Amore
Difenditi
Il vento soffia, sposta il tempo, il tempo soffierà su te
Per ogni volta che abbasserai lo sguardo
Senza più chiedere perché, chiedere di me
Tu non scordarti mai, mai, mai, mai
E chiamami amore, senza tremare
Saremo anche banali
Ma che nome dare a questo vortice che porto al cuore?
Ancora chiamami amore e ci faremo male
Ma che cosa vale vivere tra le paure senza avere mai
Il coraggio di rischiare?
Amore
Segui la parte sinistra, il battito lento, l'istinto che sia.
Segui le orme dorate, I cieli d'argento, non perderti via

39

E siamo arrivati a 39.
Ho cominciato la mia giornata con un bel pianto: è esploso dal profondo di me.
Non era un pianto di gioia, ma solo disperazione per tutto questo caos che ho dentro e dal quale non riesco ad uscire.
Ora una mega tazza di caffè, una sigaretta tra le mani e musica a palla nelle orecchie perché cerco il silenzio in questo giorno di trambusto attorno a me.
Ho sempre vissuto questo giorno con immensa gioia, e oggi mi trovo vestito di tristezza, disperazione, malinconia.

Nemmeno l'affetto di chi mi sta attorno riesce a lenire questo mio dolore profondo.
E mi riaffido alle parole per non implodere, perché è l'unico modo che io conosca per parlare a me stesso senza che il mio cervello mi convinca di cose che non sono vere.

Mi piacerebbe tanto che per un giorno i miei sogni si avverassero, che questo manto nero che mi avvolge diventasse un cielo azzurro, una giornata d'estate con un sole splendido dove poter gioire di quelle piccole cose che mi hanno sempre fatto sorridere.

Eppure non è così: è come se la mia anima venisse squarciata secondo dopo secondo, che le mie carni venissero afferrate e graffiate senza alcuna pietà ma non vedo il mio aggressore: sento solo dolore.

Mi sono perso in questo labirinto e vorrei andare mille miglia lontano da qui, non pensare che a curare me stesso senza stare a pensare che ci son persone che si preoccupano per me.

Sarà egoistico questo mio modo di pensare?




domenica 26 novembre 2017

Niente

le persone non capitano per caso nella nostra vita (A.Merini)
E subito è una ricerca di canzoni strazianti
E lei arriva prorompente con acquazzone d'estate
Una delle canzoni che mi accompagna da quando Malika Ayane l'ha presentata a SanRemo 2013.


Niente (Malika Ayane)


Cos’ho? 
Ho dei tagli sul viso 
Si, ma io cos’ho? 
che se sanguino rido 
mi sciolgo un pò 
tanto non sento niente 

Io cos’ho? 
sembra aver già deciso 
ma proprio non so 
mescolarmi al sorriso 
di chi più non ho 
tanto non sento niente 

Parlo con te 
sempre 
anche se tu sei 
assente 
quelli non dicono 
niente 
solo un silenzio 
assordante 
muoio con te 
sempre 
vivo di te tra la gente 
quelli che parlano, parlano, parlano 
ancora 

E non resta più niente 
proprio niente 
del cielo che abbiamo perso 
rubandoci i pezzi più neri 
più neri del nero 
e ora più niente 
c’è una stella cadente 
ma era l’ultima già 
e schiantandosi precipita 
sulla mia pelle 
lasciando un pozzo infinito 
dove tutto è finito 
per sempre finito 
nel fondo più fondo 
della libertà 

Che farò 
se questi tagli sul viso 
ancora io ce li ho 
e di rosso vestita 
negli occhi sarò 
e ancora tu niente 

Io non ho, non ho, non ho… 
l’obbedienza 
di chi è sparito 
già da un po’ 
se dipingi un paradiso 
io lo distruggerò 
così tanto per niente 

Parto da te 
sempre 
per tornare ad essere 
niente 
finisco a te 
sempre 
analizzando la gente 
non ha più senso quel niente 
quelli che parlano, parlano e ancora 
e poi parlano 

E non resta più niente 
proprio niente 
del senso che abbiamo perso 
nei gesti di un altro 
che non fa più testo 
e intanto ci uccide 
e non lascia resto 

e non resta più niente 
nient’altro che niente 
e il tetto l’abbiamo perso 
e ormai piove a dirotto 
su mobili e teste 
allagando speranze 
che affogano lente 
nuotando nel niente 
nuotando nel niente 
io nuoto nel niente 
tu nuoti nel niente 
della libertà

Come foglie

E' che improvvisamente mi prende male, vado in down.
Stupidaggini eppure cado in quello stato catatonico fatto solo di mille pensieri, dai quali vorrei fuggire e che invece mi incatenano.

Vorrei isolarmi, chiudermi nella mia musica e non sentire nulla, non parlare, non sorridere, avere buio attorno e capire cosa stia succedendo in questo deserto.

Scappare non serve, me lo sono ripetuto non so quante volte: ma è forte la tentazione di correre a più non posso verso una meta non definita.

Un pensiero segreto, che ricaccio con tutte le forze ma sale l'ansia e il pericolo di commettere qualche grossa cazzata e mi aggrappo alle parole, allo scrivere.
Riverso questo stato sperando di riuscire a far chiarezza: ma è tutto così caotico.
Parole, parole...gesti, sorrisi: ma non riesco a trovare nessun senso..

Mi guardo allo specchio e mi chiedo chi sono: pensavo di avere tutto e invece non ho la cosa più importante.
Non ho più me...Mi cerco in quella figura riflessa e non ritrovo quella forza che pensavo fosse la mia caratteristica principale.

E faccio di tutto per esser niente, per confondermi tra la gente e sparire nel silenzio di conversazioni senza senso: e continuo a chiedermi cosa mi manca, cosa ho perso....cosa voglio davvero.

Interrogativi che mi scuotono, mi devastano, mi spazzano via come una foglia autunnale in balia del vento senza trovare la pace del terreno solido sotto di sé.

Come Foglie

Le parole che non dico mai

In molti storceranno il muso, ma credo che era da tempo che Xfactor non avesse una voce così graffiante e vera.

Il testo poi scritto da Levante (pathos, senza respiro, incalzante) rende questa canzone una delle più belle che abbia ascoltato negli ultimi tempi per non andare troppo dietro.

Vi esorto all'ascolto del live (ma trovate anche la versione "in studio") e alle parole che arrivano forti e tempestose, come una mareggiata.

Buon ascolto.


Le parole che non dico mai (Rita Bellanza)

Siamo fragili in questo silenzio
le parole che non dico mai
sono un peso che mi porto dentro
ho lasciato le dicesse il vento per me
Siamo immobili ed ora lo sento
le distanze infinite tra noi
a un centimetro da un cuore spento
ho soffiato troppo forte dentro di te
e poi di me che resterà
tra i miei ricordi la realtà
si infrange e taglia i palmi delle mani
e poi di noi chi rimarrà
a credere che non è già
la fine che ci aspetterà domani
siamo stati il più grande dispetto
che potessimo farci tra noi
il coraggio di distruggere tutto
e rimanere con un pugno di vento
e poi di me che resterà
tra i miei ricordi la realtà
si infrange e taglia i palmi delle mani
e poi di noi chi rimarrà
a credere che non è già la fine che ci aspetterà domani
(oooh oh)
parlami di te
di me, di quel che è stato nostro
(oooh oh)
portami con te domani
anche se non ci sarà posto
(oooh oh)
resta ancora qui per stringerci nell’ultimo secondo
(oooh oh)
andiamo via così di spalle con un cuore vagabondo
poi di me che resterà
tra i miei ricordi la realtà
si infrange e taglia i palmi delle mani

Silenzio

Ormai soffro di insonnia da mesi: riesco a dormire qualche ora di notte: nemmeno i sonniferi riescono a tenere a bada questo cervello che elabora qualsiasi informazione.
Detta così sembrerebbe che io sia un piccolo genio: niente di più falso, ho solo mille cose che si affollano in testa e che non mi lasciano mai.
Vero che poi cerco di dormire nel pomeriggio (quando posso) o che crollo mentre guardo qualcosa in TV, ma una volta che mi desto per andare verso il letto il supplizio del guardare il soffitto o comincia subito o vine rimandato di qualche ora: puntualmente alle 6.00, occhi sbarrati e cervello a mille.

Questa mattina mi son svegliato, puntualmente alle 6.15  con un strano motivetto nelle orecchie e una frase letta ieri che mas o meno (scusate se uso qualche espressione spagnola ma mi diverte usare qualcosa di una lingua che conosco) diceva così "io ti regalo il mio silenzio perché non avrò nulla di te...ma il mio silenzio è il mio amore per te".
Il pensiero era molto articolato ma il sunto era questo: e ci ho riflettuto tutto il giorno, anche durante i miei esercizi in palestra (altra strada di riabilitazione per me stesso, prendersi cura del proprio corpo).
Il motivetto che ho associato a questo pensiero è una canzone di  qualche anno fa di Birdy "Skinny Love" che in tanti conosceranno ( per i meno addetti i lavori metterò il link perché è spettacolare sia il video sia la sua voce sia la canzone che se non erro dovrebbe essere un rifacimento...poi indagherò).

La domanda che mi sono posto è: ma davvero regalare il silenzio è la più alta forma di amore.
Anche facendo tutte le congetture del caso, esprimere le proprie emozioni non sarebbe la cosa migliore per nn implodere?

Il silenzio è stato il mio compagno fino a ieri e con lui accanto non ho trovato risposte a ciò che chiedevo ma solo domande su domande ed è stato come impazzire.
Perché ci chiudiamo nel silenzio? Perché non combattere per un sentimento che sentiamo nel profondo, che ci scuote?

Ho come la sensazione che troppo spesso noi stessi diamo per scontato che le situazioni siano imbalsamate in una realtà che non può essere sconvolta da nessun tipo di uragano: eppure la mia mente è stata privata di tutte le sue certezze sin dalle fondamenta per una serie di motivi che si sono accumulati negli anni, nei mesi, nei giorni.

Ho perso fiducia prima in me stesso, poi nelle mie relazioni con l'esterno, poi nel mondo che mi circondava e alla fine ho odiato me stesso fino a farmi del male perché credevo che fosse l'unico modo di scuotermi per far riemergere dal silenzio chi penso di essere.
E dico penso, magari ho un'idea di me talmente alta e sbagliata che io son questo: umorale, rabbioso, privo di scrupoli, incapace di lasciarsi amare, un fallito, privo di qualsiasi possibilità di provare sentimenti per qualcosa o qualcuno.

Ecco il silenzio cosa ha prodotto in me: un'immagine che non so se sìa realtà o menzogna.
E vivo in bilico tra ciò che credo e ciò che sento: ma una risposta all'esterno non riesco a chiederla perché son tremendamente spaventato: e se scoprissi che sono chi non penso di essere e che ho sempre rifiutato?

Ed ecco che torno al silenzio: non credo sia la forma più alta di amore (per sé o per gli altri) ma credo che sia solo un  modo per difendersi da qualcosa che potrebbe far più male di una realtà costruita ad arte: ad esempio io ti amo, tu non mi ami, io non te lo dico e ti vivo in silenzio e così non soffro.

E invece la sofferenza è amplificata anche se al momento può sembrare che non sia così: io nel silenzio mi sono ubriacato e mi sono ritrovato a dormire su un pavimento freddo, sperando che quel dolore forte che sentivo mi uccidesse,non si facesse sentire.
Ero sin troppo cosciente che psicofarmaci e alcool (2 ottime bottiglie di Aglianico) mi avrebbero provocato qualcosa e ci ho sperato per smettere di veder soffrire chi mi è vicino; ma soprattutto per vigliaccheria e non ammettere che vivo, ancora in questo momento, nel caos più totale perché non ho ancora trovato una direzione.

Ci provo costantemente ogni giorno, e quando penso di aver trovato una chiave per poter leggere gli eventi della mia giornata avviene qualcosa che mi fa tornare sui miei passi: e c'è da ricominciare.

Ma la variabile di questo momento è che se all'inizio mi sono abbandonato alla disperazione e ho lasciato il sentiero, adesso alla caduta corrisponde una mia reazione: mi rialzo e provo a camminare sanguinante, lacerato ma continuo.
Perché nessuno sa nel mio intimo cosa provo o quanto sanguino: ho imparato a dissimulare per fare in modo che nessuno possa preoccuparsi oltre il dovuto perchè questo è un momento solo ed esclusivamente mio nel quale provo a far male il meno possibile a chi mi sta vicino.
Certo non è facile, qualche conseguenza si paga ma tento di limitare danni e feriti e lascio ferire me perché è da quelle ferite che viene fuori quanto di più vero ho dentro....forse questo blog è una delle tante ferite aperte, come i miei racconti o le mie poesie.

Il silenzio, alla fine, può essere la sola risposta al non soffrire?

Skinny Love - Birdy

sabato 25 novembre 2017

Io ero io (Levante)

Come in tutti i momenti che si attraversano, ci sono canzoni che entrano nella propria vita e che lasciano il segno.
Non deve per forza esserci un motivo: ci si ritrova tra le parole e le fai tue.

Io ho un pò scoperto Levante attraverso i suoi 3 album fin qui pubblicati e questa è una delle canzoni che ascolto di sovente, in divano nel completo silenzio con il mio cappuccio sulla testa (che è un pò diventato la mia copertina di Linus).
Sotto troverete il link.
https://www.youtube.com/watch?v=TGLjVAM8akY

Mi chiami nel mezzo della notte
Si spostano le cose
Cambia il tempo il cielo cade come intonaco
Rimpiangi giorni in cui le ore
Passavano leggere e le parole non servivano a spiegare nulla
Più conta i miei ricordi sono colla
Si attaccano alla pelle, dammi indietro le mie favole
Sei il male di me
C’ero io tra le tue lacrime
Come hai fatto a non accorgerti dov’ero
Al fianco del guerriero fiero
Rimani sul bordo di un bicchiere
Ricordo di un errore
La fatica di spostarmi dal tuo stomaco
Rimetti in castigo i desideri
Riportati dov’eri
Quando il sole non bussava alla tua porta chiusa
Nulla più conta, i miei ricordi sono colla
Si attaccano alla pelle
Dammi indietro le mie favole
Sei il male di me
C’ero io tra le tue lacrime
Come hai fatto a non accorgerti dov’ero
Al fianco del guerriero fiero
Ai sospiri addio, saprò dirlo io
Voltati e in un attimo sarò scomparsa via
Tra le pieghe del tuo cuore
Senza più paure
Il male di me
C’ero io tra le tue lacrime
Come hai fatto a non accorgerti dov’ero
Al fianco del guerriero fiero
Del guerriero fiero
E quel guerriero ero

Profumo di mare (2007)

Questo racconto è stato scritto circa 12 anni fa.
In ricordo del mio primo grande amore: quello fatto di pazzia, di magia, di istinto, che non fa progetti ma che vuole solo vivere per sé.
Eppure guardando avanti, ho sempre vissuto così i miei amori e continuo a viverli, che siano amicizie o relazioni, in modo viscerale, dipendente, senza mai porre importanza a ciò che veramente io volevo.


Questo credo sia uno spunto per partire e conoscermi: chiedermi sempre cosa io voglio e non  cosa l'altro ( o gli altri vogliono da me ).
A voi la lettura di questo breve racconto.

Eravamo lì.
L’odore salmastro del mare ci inondava. Incrociai il suo sguardo così fiero: in quel momento mi stava uccidendo.
-          Non va! Non so…cosa…forse…non va! -  sbottò.

Poche parole cominciarono a venir fuori come lacrime di un condannato a morte, già pago del suo dolore che aspetta l’ultima luce alla quale sorridere per morire.

-          E ora mi lasci solo -  respirai –qui, nel mondo dal quale volevi proteggermi. Sarò qui a combattere con la malinconia dei ricordi e tu dove sarai? Chi mi risponderà quando invocherò il tuo nome?? Chi ucciderà i silenzi delle lunghe notti? Chi ci sarà a guardarmi negli occhi quando avrò nei miei solo amore per te? -.

Cominciò ad agitarsi, il suo respiro si fece pesante. Iniziò vistosamente a sudare. Non sapeva cosa fare, non aveva la più pallida idea di quanto lo amassi.

Tremò la sua voce.

-          Ti amo! – e una spada attraversò il mio essere – ora non puoi comprendere ma il tempo cancellerà questa deleteria passione per me…e il mio nome sarà il nulla -  pianse – non mi chiamerai più amore! Sarò solo odio, dolore, infausto destino..sarò…-.

Le mie braccia soccorsero la sua anima alla deriva, le sue mani mi sfiorarono.
Esplose il mio cuore.

-          Non ho mai saputo cosa fosse l’amore – bisbigliai – solo ora capisco…è fiele che ti invita e dolcemente ti uccide -.


Guardai la foto di noi.
La riposi sul cruscotto della sua auto.
Scesi, mi guardai attorno.
Ripresi i pochi resti di me, li riposi in un’ultima lacrima e varcai la porta dell’inferno.

Ricomincio

Da almeno due mesi sto pensando a questo progetto di blog.
E' apparso nella mia mente, quando la stessa ha vacillato e ha cominciato a creare demoni e a richiamare fantasmi del passato.
Ho provato a combatterla cercando di giustificare quei pensieri con lo stress,, il troppo studio, il lavoro, un momento di cambiamento ma il male oscuro, la depressione, mi stava attanagliando.
L'ho capito quando un giorno mi sono ritrovato sul balcone di casa, guardando il cielo e pensando che l'unico modo per porre fine a quella sofferenza che non potevo spiegare, era di volare oltre la ringhiera: un salto nel vuoto avrebbe chiuso la mia esistenza che mi sembrava ridicola, da perdente, piena di buchi nell'anima e che aveva causati sofferenza a molte delle persone che mi erano state accanto, a quelle che ancora oggi sono qui con me.
Un lampo di lucidità ha squarciato quel cielo nero e il passo verso l'ignoto si è trasformato in lacrime: solo in quel momento ho capito che avevo bisogno di aiuto e che non avrei mai potuto farcela da solo.

Da quel momento ho cominciato un percorso, ricordo ancora la data 29 settembre, che sarà lungo come mi hanno confermato sia lo psicologo sia la psichiatra: oltre 20 anni di vita da smuovere, cadute, sconfitte, delusioni che pensavo superate verranno,e vengono, fuori quotidianamente.
20 anni da spulciare, con tutto quello che ho nascosto a me stesso, con le bugie che mi sono raccontato solo per andare avanti, con buchi neri nel più profondo me che dovranno prendere forma e dovrò destrutturare, e ristrutturare per avere la giusta cognizione di cosa non ho mai affrontato.

Allora ho cominciato a documentare i miei stati d'animo con foto e citazioni sul mio profilo instagram, chiudendo il profilo facebook perché mi faceva sentire troppo esposto a una certa insensibilità mediatica che avrebbe coinvolto anche il mio compagno: cosa che puntualmente è successa perché non sono più comparso in foto ed eventi ma postavo foto di me, e solo di me stesso, sul instagram.

Ho la sciato correre la cosa e ho cominciato a pensare a come strutturare questo blog: perché scrivere è stato sempre il mio modo di esprimermi sin da quando ho imparato ad usare le parole.
E' ancora un cantiere in essere, magari subirà trasformazioni repentine: so solo che vorrei, attraverso le parole che mi esplodono dentro, testimoniare a me stesso il percorso che sto facendo partendo da lontano, recuperando miei vecchi racconti, scrivendone di nuovi, usando citazioni di libri che ho letto negli altri, canzoni, poesie che compongo magari nella sala d'aspetto in attesa di una seduta.

Vorrei che questo blog fosse il quanto più vicino a me stesso tralasciando la futilità di cose che mi sviano e concentrandomi su quell'equilibrio che ho perso per stare nella realtà chiudendomi in un mondo di silenzio musica e parole.

Questa è stata la prima foto che mi sono scattato quando ho capito che ormai vacillavo.
Può sembrare orrenda ma non ho mai guardato in questo periodo all'estetica della foto ma a quello che stava  esprimendo e lì ero tremendamente perso, vedevo solo il peggio di me, la parte più devastante e più umiliante: come dicevo prima demoni e fantasmi erano divenuti compagni e consiglieri portandomi ad una implosione devastante.

Non mi nasconderò dietro giri di parole, annoterò forse non giornalmente ma quando ne avrò la forza, ogni sconfitta o piccola vittoria, perché voglio che in questo percorso venga fuori chi ormai non riesco più a vedere.

Saso