martedì 28 novembre 2017

Dolore

Il dolore ti fa diventare uomo, ti fa fare scelte drastiche anche se forse questo non sarebbe il momento più adatto per farle.

Ma il continuo tira e molla di emozioni, mi affatica e non mi dà in alcun modo di pensare a quello che veramente è il mio obiettivo: me.

Il dolore ti porta sulla soglia della follia, della paranoia, ti spinge oltre ogni tipo di limite e ti scava dentro non avendo pietà per nessun tipo di affetto: devasta e basta.

Il dolore ha bisogno di fare piazza pulita di tutto ciò che ti serve per arrampicarti agli specchi che ti scheggiano mani, braccia e anima: l'istinto di sopravvivenza sembra che per un attimo possa avere  la meglio per evitare di cadere nel suo vortice.

Passano i mesi ma l'esperienza crea solo danni e lentamente ti abbandoni a quel canto di sirena che sembra l'unica via per non sentire; o meglio sentire meno male.

E quando ti sei abbandonato dopo quell'attimo di sollievo dove pensi di aver trovato pace, comincia l'inferno: nulla è più ciò che credevi, trasforma il tuoi stessi pensieri, muta il modo di percepirti.
I tuoi affetti vengono svuotati di ogni tipo di significato: quasi ti infastidiscono.
I tuoi pensieri diventano totalmente privi di ogni razionalità: sai solo che ti fustigano e ti segnano.
E tu? Tu non sei altro che la vittima sacrificale di questo male: perché, e te lo ripeti mille volte, te lo sei meritato, perché sei stupido, perché sei fallito, perché stia pagando tutti gli errori di una vita.

E cominci a non dormire (il mio record è di oltre 36 ore sveglio, vigile, senza accenno a chiudere gli occhi), non mangi (e inventi scuse di ogni tipo a chi non ti vede mangiare "sono grasso e sono a dieta"..."ho già mangiato"..."adesso non ho fame magari dopo") e trovi conforto, sempre di nascosto, in tutto ciò che sai che ti fa male e potrebbe farti scontare la pena che, tu credi, di meritare: io avevo scelto il vino,
Non quello bianco (la psichiatra mi ha detto che di solito si sceglie il bianco perché essendo più elaborato, crea maggior stordimento e ti fa stare male), ma quello rosso....due bottiglie alla volta, due pacchetti di sigarette e musica che mi riportava a vecchi dolori che pensavo sopiti e e che invece erano lì pronti a danzare: sono quelli che ho poi identificato come i miei demoni (e li chiamerò spesso così).

I have broken down walls, i defined, i designed my recovery (James Arthur)
La cosa che più mi faceva star male che il dolore dentro di me era più forte del dolore che mi volevo provocare fisicamente: non sono mai riuscito a stordirmi da non sentirlo più, non sono riuscito a star male fisicamente in modo tale che superasse quel limite interno e diventasse esterno e quindi "gestibile".

Anche se ho imparato che il dolore non è mai gestibile: te lo fa credere per farti abbassare le difese e appena trova un varco si insinua e prende possesso anche dell'ultima roccaforte.
E quando non hai più armi, sei un suo possesso e scivoli verso quel mare oscuro che ancora oggi fa paura pronunciarlo: depressione.

Sì la depressione, non un semplice stato di ansia dovuto a un momento di stress: ma la completa assenza di ogni tua volontà, il vuoto, l'apatia, la voglia di farla finita perché tutto ti pesa, anche respirare ti sembra una cosa impossibile.

Ho imparato che ci sono diversi stadi (quante cose ho imparato negli ultimi 10 anni sulle malattie tabù) e ogni persona reagisce a proprio modo.
Gli psicofarmaci non sono la pillola della felicità perchè attenuano solo gli attacchi di panico improvvisi, cercano di stabilizzare l'umore e i sonniferi provano a farti dormire: il vero lavoro lo fa la psicoterapia che alza quel tappetino sotto il quale hai nascosto, inconsapevolmente, tutti i dolori degli ultimi anni (per me son quasi 20) e te li fa affrontare, destrutturare, ristrutturare e collocare.

Prima di arrivare alla psicoterapia, affronti un test della personalità: e scopri cose di te che non pensavi nemmeno potessero appartenerti.
Ieri questo mi è accaduto: ho scoperto di essere uno poco aperto, con una visione del mondo paranoica, insicuro tanto da nasconderlo dietro la rabbia....
E tutto questo mi ha messo KO: non perché io abbia avuto sempre un'opinione di me diversa, diciamo molto più positiva e forse, il più delle volte ipercritica, ma solo perché mi chiedo  quanto potrà essere
corretto questo mio modo di essere per vivere meglio?

My recovery (James Arthur)

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