domenica 31 dicembre 2017

Sweet Baby


Il giorno del bilancio

Sembra quasi inevitabile che arrivati in questo giorno dell'anno, ci si fermi e si tiri un bilancio dell'ultimo anno trascorso.

Per la mia psiche, per la mia testa incasinata  potrebbe essere deleterio, ma nella tempesta che affronto anche questo deve far parte di una delle tappe che non devo evitare ma superare con tutte le forze.

Come descrivere quest'anno? Ho provato a trovare l'aggettivo giusto ma non l'ho trovato.
Ho fatto mille cose che mi hanno dato energia ma l'ultima parte è stata catastrofica se guardo ai pilastri che hanno sempre retto la mia vita.

So che non è facile interpretare il mio pensiero: del resto come diceva qualcuno potremmo parlare delle stesse cose senza mai comprenderci in fondo.

Diciamo che se c'è stata una prima parte dell'anno fatta di soddisfazioni, gioia, un viaggio meraviglioso a NY con il mio compagno/marito, la seconda parte ha visto il mio lento spegnermi e cadere nella spirale di quel male oscuro di cui nessuno parla per paura: la depressione.

A nulla è servito ad aggrapparmi a tutto ciò che di positivo avevo avuto fino ad allora: mi si è oscurata l'anima ed è stata una discesa in questa dimora di silenzio, paure, rabbia nei miei confronti, senso di fallimento.
Inutile raccontare quante cose ho messo in discussione sopratutto su e con me stesso.
L'inizio della psicoterapia e con l'aiuto dello psichiatra ho cominciato a galleggiare ma sono in alto mare: quasi 20 anni di scelte, sbagliate o giuste che siano state, delusioni, dolori, difficoltà che devo rianalizzare, destrutturare e ricollocare con il giusto peso nella mia testa, nella mia vita.

Non posso dire che quest'anno sia totalmente negativo, ma punto il dito sugli ultimi 5 mesi che mi hanno stravolto, travolto, annientato anche se in apparenza sembro il Saso di sempre: eppure so che ho dei vuoti che devo colmare per poter ritornare a vivere.
Per ora sopravvivo prendendo le giornate così come vengono, non riesco a far progetti, sorrido se riesco a sentire da dentro una piccola luce che illumina il mio tunnel (ben arredato direi...nota sarcastica),  e se non sorrido è perchè non sento nulla.
La cosa negativa è che nemmeno riesco a piangere, per quanto mi si dice che faccia bene: ma è come se avessi solo una distesa desertica dentro di me.

Ho dato un taglio a tutto ciò che mi sembrava superfluo in questo momento: ma sarà la scelta giusta?

Cosa sarà del nuovo anno?
Per ora ho molta paura di affrontare il mio percorso psicoterapico, ho paura di questa rabbia che rivolgo verso me stesso sempre per qualsiasi cosa accada, addossandomi colpe che forse non sono nemmeno mie.
La mia fragilità mi fa molta tenerezza e allo stesso tempo mi inquieta: sarò mai così forte da affrontare tutto quello che mi aspetta domani e poi tra qualche mese e poi negli anni?

Per molti io sto meglio, ma è facile dissimulare, far finta che tutto va bene: ho sempre mentito a me stesso per 20 anni raccontandomi di aver superato tutte le delusioni e i dolori che mi sono capitati...forse non dovrei mai confutare quell'affermazione, ma il mio essere preoccupato per gli altri mi porta a fare il commediante.

Dovessi descrivermi mi sento come un vulcano sull'orlo di deflagrare come una bomba: mi aiuta lo stabilizzatore d'umore a cercar di star tranquillo ma ci sono momenti in cui vorrei solo buttarmi a letto, avere silenzio attorno e dormire per giorni in attesa che qualcosa dentro di me cambi.
Ma questa è utopia, devo solo prendere il coraggio a due mani e affrontare tutto: attraversa la tempesta e spera che la sabbia non ti accechi....

E dopo il primo passo, la palestra, provo con un secondo passo: preparare almeno uno dei due esami di gennaio...vedrò quanto io possa reggere la pressione.
E se dovessi rendermi conto che non ce la posso fare, lascerò per sempre il sogno di laurearmi.
Il terzo passo sarà capire cosa fare con il mio lavoro, ma credo che per ora devo affrontare una cosa per volta per non incasinarmi di nuovo il cervello.

Il mio labile equilibrio mi fa camminare su quel filo del rasoio che basta poco perchè io faccia 1 passo avanti e 10 indietro.
Quindi prima l'università e poi penserò al lavoro.

Buon 2018 a tutti e che sia migliore per tutti.

sabato 30 dicembre 2017

Bruciare per te (Elisa)


La finestra

Da questa finestra osservo.
Il viso rigato da tenere lacrime
Il cuore violato dal dolore
L'anima in rivolta.

I piedi vorrebbero andare
I pensieri vorrebbero restare
Le parole non hanno voce.

Soffia il vento del silenzio
Imperversa la tempesta della realtà
I sogni appartengono ad un altro me
Guardo queste mani stingere aria.

Mi allontano da questa finestra
Guardo quello che resta di me in questa casa
Stancamente appoggio questo corpo sul pavimento
Comincio a scrivere.

Sarà mai quello che vedo?
Sarà mai quello che sento?
Sarà mai quello che voglio?

L'incubo prende forma tra gli spazi delle parole
Il compagno di una vita viene a cercarmi
Il compagno di una vita viene a coccolarmi
Il compagno di una vita viene a vegliarmi.

E poi solo buio, oblio, silenzio.

Domande (poesia)

Dove finisce il desiderio e comincia la pazzia d'amore?
Dove finisce il semplice sentire e comincia la necessità del contatto a pelle?
Dove finisce il sogno e comincia la realtà?
Cosa spinge al rischio di un volo pindarico?
Cosa porta a correre a fari spenti su una strada sconosciuta?
Dove finisce il giorno e comincia la notte?
A quali domande si può dare risposta e quali non vanno mai poste?

Salvatore Scifo

Kafka sulla spiaggia

"Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. E' qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca. finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo...." (Haruki Murakami - Kafka sulla Spiaggia)

Credo che questo sia il miglior modo per riassumere le mie ultime settimane di silenzio.
Sono entrato in questa tempesta, la mia personale, e ne sono immerso malgrado dall'esterno nessuno può vedere cosa stìa attraversando.

Lotto con i miei fantasmi, le mie paure e le mie forti incertezze, in questo deserto che è la mia unica terra dove trovo il conforto del silenzio senza dover per forza mentire a me stesso sul mio stato di salute.

In questa tempesta che si è abbattuta, ho avuto il tempo di considerare quanto le persone che mi circondano possano essere divise in due distinte categorie: un bianco e nero senza nessuna scala intermedia.
E quello che mal sopporto è emerso: la mancanza di verità, il coraggio di dire sempre come stanno le cose....e dall'altra parte io mi sono ritrovato ad esprimere, forse in modo molto, e crudelmente, diretto quello che penso.
Ma per liberarmi delle mie catene ho bisogno di non fingere, ho bisogno di manifestare l'insopportabile peso che sento dentro di me.

La tempesta è una cosa troppo personale per poterla spiegare, ma è da questo evento che spero di uscirne migliore di come forse sono stato sino ad ora: non cerco di ritrovare il mio sorriso, o la mia voglia di vivere, o chissà cosa...voglio solo ritrovarmi di nuovo a guardare il cielo e sognare, toccare il mio corpo ed esserne fiero, riflettermi in uno specchio e riconoscermi.

La mia dipendenza dalle circostanze esterne mi ha talmente portato via tanto di me, da farmi trattare anche come zerbino da chi ha usato le parole come fiele, quando avrei potuto difendermi senza ferirmi.
Ma un giorno sarò fiero di queste cicatrici che porto con me.
Un giorno sarò fiero di essere caduto e di essermi frantumato in mille pezzi.
Un giorno sarò solo fiero di me, anche se adesso mi addosso tutte le colpe delle circostanze che mi hanno portato ad entrare in questa tempesta.

Camminare a testa alta non sarà facile, cadrò ancora mille volte ma prima o poi ne verrò fuori.

martedì 12 dicembre 2017

La mia croce

Sei la croce sulla quale dormo,
la luce persa dai miei occhi,
l'aria che ormai non ho più
la solitudine che è vita....

Sei la mia croce
mentre annaspo tra le fughe del pavimento
a cercare il tuo odore
sul divano avvolto da un strappo di tempo
che ha mutato la mia esistenza...

Sei la mia croce
mentre guardo il mondo allontanarsi
da questa finestra che è la mia unica via di uscita, la mia unica salvezza.

Adesso sei il cielo su di me
che vedo allontanarsi
mentre volo verso il basso.

lunedì 11 dicembre 2017

Lettera ad un amore mai nato (Racconto)

Comincio così a parlarti, nel modo più diretto e brutale!

Non un “ciao”, non un “caro”: non perché tu non possa meritarlo, ma solo perché sei un amore mai nato.
Sei stato la tempesta che improvvisa arriva e devasta, e ha lasciato solo ferite aperte.

La tua storia è fatta solo di giorni interminabili, malinconia e tristezza..ma ho deciso di parlarti perché sei ancora attaccato alle mie carni e so che mi ascolterai, in silenzio, come sempre, in questo buio tra sigarette e vino.

Ti ho trovato così improvvisamente dentro di me: non pensavo fossi proprio tu a farmi sobbalzare, a farmi sentire come un piccolo re su questa terra.
Alimentavi pensieri e sogni, e non capivo cosa stesse succedendo.

Era un giorno di primavera quando incrociai il suo sguardo e accarezzai la sua pelle: hai preso forma in quel momento, anche se la mia ragione non voleva.
Siamo andati avanti per molto tempo ma non si parlava di te, mi illudevo solo che fosse un modo per riempire i miei spazi vuoti.
Ero preso dalla mia vita, dalla mia voglia di conoscere il mondo in tutte le sue sfumature, non avevo tempo per dedicarmi a qualcuno.
E tu invece piano ti sei insinuato dentro di me.

Appena mi son accorto di te ho cercato di tenerti a distanza, ma hai usato parole nuove, che non sentivo da quasi mille anni e ti sei aperto un varco senza che io lo capissi.
Pensavo fosse facile tenerti a bada, ho provato a scacciarti con tutte le mie forze ma il tuo silenzio incantatore si è impossessato della parte più bella di me e l’hai usata: questo forse non potrò mai perdonartelo.
Eri lì ed io ti sentivo crescere: cambiavano i miei occhi, le mie priorità, cambiavano i miei pensieri non facevo altro che pensare a te.

Sorridevo finalmente e ti accettavo minuto dopo minuto: e ho cercato di farti conoscere la pelle dalla quale avevi preso vita…ma lui non ha voluto saperne di te.
Eravamo solo un semplice incidente di percorso, qualcosa di cui potersi sbarazzare con due parole.
Ora so che non eravamo importanti: ma allora credevo solo che si stesse difendendo da una cosa immensa, improvvisa profonda che nessuno dei due si aspettava.
E’ stato quello sperare che mi ha indebolito e mi ha lasciato preda della tua paura di non poter vivere: ma era la tua forza!

No, non volermene se non ti racconto lui, sarebbe banale: devi sapere solo che la sua pelle era fatta di vento e mare, che i suoi occhi erano prati incontaminati e che il suo sapore raccontava di terre sconosciute.
Da solo, mi sono trovato in un deserto che tu continuavi ad alimentare…ne sei consapevole? Non lo so piccolo amore, ma hai creato attorno a me il silenzio, quello che stiamo vivendo in questo momento mentre bevo il mio ennesimo bicchiere di vino e fuori nevica.
Mi hai dato dei sogni, ma si sono trasformati in incubi: ho smesso di dormire e quando ho provato a imbottirmi di sonniferi, tu come un’artista comprovato mi hai venduto bugie come verità.
Ti odiavo ma ti coccolavo…sapevo che eri solo una farsa, ma ti credevo…distoglievo il pensiero da te, ma ogni cosa che facevo mi riconduceva a te.
Non ho avuto scampo, ogni arma usata si è rivoltata contro di me: la mia pelle era avida del tuo desiderio ma il tuo desiderio non era altro che uno squarcio nel mio essere.
Ti ho parlato e ho cercato di farti capire che dovevi andare via: sembravo un pazzo su quella panchina, ma credevo mi avessi ascoltato quando ho guardato in fondo al baratro.
No, non hai avuto nessuna pietà per me.
Mi hai spinto verso il fondo e mi hai raccontato ancora favole: che le attese sarebbero state dolci, che il dolore che provavo sarebbe stato per una gioia infinita, che la fame di lui sarebbe stata sfamata.

Ma questo monolocale diventava sempre più grande e vuoto, eppure tu non smettevi di crescere: ripetevi che ogni mia rinuncia, ogni mio sacrificio sarebbero stati ripagati.
Il mio corpo si è deformato, la tua falsa realtà è divenuta la mia e sono passati giorni, mesi ma nulla accadeva e tu, tu che eri figlio della mia anima e del mio cuore, figlio prediletto e protetto, continuavi a ingannarmi con i tuoi giochi di prestigio.
La tua sicurezza mi inquietava, avevo paura di te: non ascoltavi le mie ragioni, quella poca razionalità, che mi era rimasta per fare le piccole cose come la spesa, lavarmi, parlare, la stavi soffocando con le tue grosse mani.
Mi soffocavi, ma io stupidamente ti lasciavo fare: io mi fidavo di te.
Passavo le mie giornate alla finestra a guardare senza mai vedere nulla davanti a me: sentivo solo la tua forza crescere.

Poi qualcosa è cambiato.
Quando ho preso a scrivere di te è che come se tu avessi cominciato a perdere le forze.
Le tue mani alla gola non erano più così forti, il tuo desiderio di esplodere è divenuto il mio desiderio di risalire il sentiero buio nel quale mi avevi relegato.

Mi sono sentito in colpa, lo ammetto.
Ho avuto la possibilità di capovolgere questo strano gioco delle parti, ma eri pur sempre figlio mio e ti ho preso ancora con me: ma solo per parlati come sto facendo ora.

Poi lascerò che la tua stanchezza, che la tua incoscienza, che la tua fantasia si dissolvano: ma devi ascoltarmi questa volta, senza nasconderti dietro i nostri ricordi.

Non ti odio, è come se dovessi poi odiare me stesso, ma non puoi vivere.
Sei ricordo di un dolore.
Sei un terremoto che ha fatto tremare le mie fondamenta.
Sei l’incubo che ho creduto sogno: e mi hai lasciato senza difese in balia della tempesta del tuo voler sopravvivere.
No, non puoi esistere anche se vorrei ancora crederti.
No, devi lasciarti andare lentamente.
No, non piangere, ti avrò sempre incollato alla mia pelle, ma ho ancora bisogno di credere alle mie realtà, ai miei mille me.
Voltati, non sentirai dolore, sparirai tra le piaghe che hai aperto nel mio cuore e le cicatrici che mi hai lasciato saranno un trofeo per ripetermi che sono un uomo migliore.

E’ arrivato il momento: l’ultimo sorso e dovrai sparire.

lunedì 4 dicembre 2017

Cominciamo una nuova settimana

E' cominciata questa lunga giornata.

ore 1.30: sguardo fisso al soffitto mentre accanto a me, mio marito dormiva.
Pensieri...maledetti e stupidi pensieri.

Cervello di nuovo nel caos: forse l'ansia della sua partenza e della lontananza che verrà misurata in  20 giorni.
O forse pensare a cosa voglio fare con il mio lavoro.
O ancora l'università.: continuare o chiudere qui questa esperienza?

Poi la mente ha cominciato a vagare ovunque: amicizie, conoscenze, vecchi amori.
E il senso di colpa di aver fatto male a molte persone:: mi sarebbe venuto di contattare tutti e chiedere se avessi loro donato solo cose negative.

Ho percorso di nuovo, per l'ennesima volta, gli ultimi 20 anni della mia vita, ho passato al setaccio qualsiasi angolo dei miei ricorsi, anche quelli più bui ma non ho trovato appigli.

La settimana scorsa è stata dura: alti e bassi, incomprensioni, scelte, preoccupazioni.
E il dolore che causo a chi mi sta accanto.

Ho provato nel weekend a vivere svuotando la testa ma questa notte l'immagine che mi si imprimeva a occhi chiusi era quella di un corpo che lasciava andare tutti i fili che teneva tra le mani ma improvvisamente quei fili diventavano catene che non lo lasciavano.

Ovviamente non ho dormito per nulla.
E non amo le partenze: men che meno in questo momento.

Il rientro in casa e pensare che sarò solo con i miei pensieri mi fa rabbrividire.
Sento più forte questa sensazione di vuoto doloroso che vuole continuare a farmi stagnare sul suo fondo.

Beh ora colazione e poi palestra sperando di riuscire a distrarre me e la mia mente da tutto ciò che non mi fa volare.

domenica 3 dicembre 2017

E tu mai saprai

Sarà questa maledetta attitudine a non lasciarti andare via
Ma nascosto tra la folla ti guardo con gli stessi occhi del nostro primo giorno:
ma questo tu mai lo vedrai.

Conosco ogni lembo della tua pelle come il firmamento di un cielo
che caduto come intonaco ha bloccato i miei sogni sotto le macerie:
e tu questo mai potrai sentirlo

E da lontano ancora respiro il tuo odore
sorrido amaramente alla follia:
ma tu questo mai lo saprai.

Esibisco calma e tranquillità in questo teatro, la mia vita
indossando mille volti
mentre la realtà in frantumi squarcia i miei pensieri:
e tu sarai ormai lontano.

Se tu solo conoscessi le emozioni che scatenano il terremoto in me quando mi tocchi:
e tu non lo ricorderai mai più.

...ma tra la folla, tra i mille corpi, tra i mille volti mi nascondo...
seduto su una panchina a parlare con il mio dolore:
e tu non sarai più amore.

L'addio

-          Devo andare –
-          No ti prego…resta ancora –
-          Mi aspetta, lo sai –
-          No dai ancora un pò – lasciò morire quella preghiera in gola….si avvicinò alla finestra della camera da letto e guardò la pioggia cadere…respirò
-          Allora vattene…muoviti, rivestiti e va via di qua…ora! –
-          Mah.. -   l’altro rimase sorpreso dal cambio repentino di tono
-          Non esistono “ma”! Solo la certezza che dovrò accontentarmi e che tu non sei mio…va via! –
-          Non dire così amore, dai! Lo sai che io sto bene solo con te…e che… - fu interrotto
-          Che cosa??? Cosa, dimmi! Dammi solo un pretesto per crederti…che non sìa il sesso –
Improvviso calò il silenzio, l’aria era diventata pesante come un macigno sul cuore di entrambi.
Fabio si voltò…guardò Andrea con gli occhi carichi di un amore che si stava trasformando.
Attraversò il corridoio, arrivò in cucina…prese una sigaretta, l’accese…inspirò: e improvvisamente sentì il cuore fermarsi, la testa riempirsi di ricordi e pensò “questa è la preannunciata fine che ho rimandato tante, troppe volte…stupido che non sono altro! Stupido, davvero ho creduto che potesse scegliere te?”.
Una risata sarcastica si disegnò sulle labbra, fece per aprire il frigo per prendere una birra: la loro foto era lì.
Da sempre? Da quando? Non se lo era mai chiesto, era così scontato incontrarla con lo sguardo tutte le volte che era in cucina…e il salto temporale fu solo una questione di millesimi di secondo.
Erano felici su quella distesa di neve, poco importava se fosse uno dei tanti appuntamenti nascosti al mondo: bastava solo stare insieme, condividere le emozioni.
Le attese non erano mai spasmodiche, erano dolci…lo squillo o un sms…e il posto per ritrovarsi…baciarsi, sentire il desiderio crescere…fare l’amore più e più volte…la gioia di vederlo entrare a casa a qualsiasi ora del giorno e della notte, e sentirsi dire “non posso stare senza di te”.
Ci credeva, fortemente credeva che sarebbe sempre tornato da lui e che alla fine non sarebbe più stato un’ombra, un desiderio nascosto, una semplice puttana disponibile: no, sarebbe stato al suo fianco per costruire una famiglia.
Fuori continuava a piovere, si congedò un attimo da quei pensieri e guardò fuori: la pioggia continuava a cadere incessantemente e scandiva il tempo dei suoi pensieri.
“Cosa posso fare?”, si chiese “cosa devo fare? Rinunciare a tutto, ritornare a vivere senza di lui..”.
Respirò profondamente.
“Sì posso farcela!”, tirò dalla sigaretta “no, non ce la faccio!!”.
La disperazione si adagiò sul suo cuore e soffiò sui suoi pensieri.
Sentì l’acqua della doccia andare, si assentò di nuovo e tornò ai ricordi mentre il cuore batteva all’impazzata, qualcosa stava cambiando: anche i momenti che custodiva gelosamente stavano prendendo una nuova forma.
Non li avvertiva più così forti come catene che lo avevano lasciato in attesa per tutto quel tempo: era passato un anno dal loro primo incontro e cominciava a smarrire il senso di tutto quel darsi e sacrificarsi; quello stare in attesa, quel rinunciare alla sua vita: cominciavano a mostrarsi stupidi appigli su un teatro dove un dramma era già scritto e la parte da protagonista non era la sua.
Andrea arrivò in cucina.
-          Io devo andare amore…ti chiamo appena posso –
-          Puoi anche risparmiartelo e… - faticò a concludere la frase – non chiamarmi più amore…dammi della puttana, mi si addice di più. Dammi del giocattolo nelle tue mani. Soprattutto dammi dello stupido perché ti ho creduto che lo avresti lasciato…sparisci –
Andrea sbarrò gli occhi, non lo aveva mai visto così deciso, forte, convinto di quello che stesse dicendo.
C’erano state delle scenate, ma quel tono non apparteneva a Fabio: ebbe paura, ma cercò di smorzare i toni, convinto che si sarebbe risolto tutto come sempre con un abbraccio.
Gli si avvicinò, fece per abbracciarlo: Fabio si scansò.
-          Dai Fabio, non posso stare qui a discutere con te…hai uno dei tuoi soliti momenti…tanto poi ti passa, lo so, e…- venne interrotto
-          Non ti ho detto che voglio discutere, lascia le chiavi sul tavolo e sparisci. Dimentica tutto –
-          Dai, stai scherzando! – sorrise sarcasticamente -  non puoi dire sul serio, Lo fai solo per farmi sentire in colpa -  e lo fissò.
Fabio aveva in mano la loro foto.
-          Non scherzo – strappò la foto e continuò con il fiato corto – adesso va via, è tardi…tardi perché lui ti sta aspettando, tardi perché io continui ad aspettarti -.
Andrea lasciò le chiavi sul tavolo, si voltò e chiuse la porta dietro di sé lentamente: aspettava che Fabio gli corresse dietro, lo sperava ma in fondo sapeva che si era chiusa per sempre.

Fabio si accese un’altra sigaretta, andò in camera da letto e cominciò a cambiare le lenzuola.
E fuori la pioggia continuava a cadere quasi a confondersi con le lacrime del suo cuore.

In questo misero show ( Renato zero)

Romantico, comico, libero, tenero equivoco. Dimmelo come mi vuoi.
Fragile, sadico, debole, frivolo, mistico.
Quello che chiedi tu avrai.
In questo misero show, non ho niente da perdere sai. Devo pur vivere anch'io, nel vuoto che c'è.
Prendimi, lasciami, usami, sbattimi.
Non mi vergogno di me.
Comprami, vendimi, scambiami, spogliami.
L' alternativa non c'è.
Siamo in vetrina lo so.
In ostaggio di un si o di un no.
Tanto non serve oramai, un'anima, quest'anima!
A chi darai quei sogni tuoi?
Chi ti ricorderà domani?
Non hai più identità, poesia, magia, lealtà.
Se muore la libertà, il cuore che fine fa?
Un'altra civiltà, oh!
Difenderebbe la tua età, ma il tuo passato qui è niente.
Meglio il silenzio lo sai, il tuo canto del cigno mai.
Un poco di umanità.
Guarda che fine fai...
Ascoltati.
Piangere, ridere, fingere, cedere, per poter dire ci sei.
Avidi, squallidi, osceni, ridicoli, pur di promuoverci noi.
In questo circo lo so, non sei furbo se dici di no.
Parlano tutti però, per ultima, la musica!
Non ti ricordi gli albori tuoi?
Il freddo la follia, la fame.
L'ostinazione tua.
Morivi di un'idea.
Difendi la fantasia.
Non credere a una bugia.
Un'altra Italia si, oh!
un po' più onesta così, Proteggerebbe te in vita.
Finché avrai voce tu, anche solo un respiro in più, rimani quaggiù in trincea,
che questa è la storia tua.
Difendila!
Difendila!

sabato 2 dicembre 2017

Ti ho voluto bene veramente

Questa canzone la dedico e me la dedico a tutte le persone che ci sono, che ci sono state e che ci saranno.
A tutte quelle che ho di fronte e che non vedo: perché le distanze non ci separano, perché quando accolgo qualcuno nella mia vita è per sempre.

Così sono partito per un lungo viaggio
Lontano dagli errori e dagli sbagli che ho commesso
Ho visitato luoghi
Per non doverti rivedere
E più mi allontanavo
E più sentivo di star bene
E nevicava molto
Però
Io camminavo
A volte ho acceso un fuoco per il freddo e ti pensavo
Sognando ad occhi aperti
Sul ponte di un traghetto
Credevo di vedere dentro il mare
Il tuo riflesso
Le luci dentro al porto
Sembravano lontane
Ed io che mi sentivo
Felice di approdare
E mi cambiava il volto
La barba mi cresceva

Trascorsi giorni interi senza dire una parola
E quanto avrei voluto in quell'istante che
Ci fossi
Perché ti voglio bene veramente
E non esiste un luogo dove non mi torni in mente
Avrei voluto averti veramente
E non sentirmi dire
Che non posso farci niente
Avrei trovato molte più risposte
Se avessi chiesto a te
Ma non fa niente

Non posso farlo ora che sei così lontana

Mi sentirei di dirti
Che il viaggio cambia un uomo
E il punto di partenza
Sembra ormai così lontano
La meta non è un posto
Ma è quello che proviamo
E non sappiamo dove
Nè quando ci arriviamo

Trascorsi giorni interi senza dire una parola
Credevo che fossi davvero lontana
Sapessimo prima di quando partiamo
Che il senso del viaggio é la meta e il richiamo
Perché ti voglio bene veramente
E non esiste un luogo dove non mi torni in mente
Avrei voluto averti veramente
E non sentirmi dire che non posso farci niente
Avrei trovato molte piú risposte
Se avessi chiesto a te
Ma non fa niente
Non posso farlo ora
Che sei cosí lontana
Non posso farlo ora

ti ho voluto bene veramente

il racconto di 1 up

Oggi sembra una giornata buona, una di quelle dove ho la mente svuotata da qualsiasi paturnia.
Mi sono svegliato con una gran voglia di scrivere un racconto più articolato di quelli che metto giù normalmente, e il lavoro da fare è tanto ma ho in testa tutta la storia: chissà se riuscirò a portarlo al termine...soprattutto mi piacerà?

Ho guardato il cielo stamane, con il mio solito caffè e sigaretta al tavolino sul ballatoio, ho provato
a fare qualche domanda a me stesso ma le risposte tardano ad arrivare...allora ho lasciato che le ore scivolassero leggere su di me.

Ho cantato in macchina a squarciagola: è un pò il mio modo per scacciare i demoni che si affacciano nella mia mente.
Mi fanno molta paura ma allo stesso tempo so che devo affrontarli: forse non sono ancora pronto, ma ho almeno una piccola consapevolezza.
Non è tantissimo lo so, ma è già qualcosa.

Penso al tempo che ho passato, credendo di essere una persona forte, una di quelle che può essere un pilastro a cui appoggiarsi sempre mentre piano dentro di me le fondamento scricchiolavano e non me ne sono reso conto.

Troppo preso a pensare di eccellere, a pensare di essere sempre "il migliore amico" e soccorrere le persone a me care; sempre a pensare di essere il perfetto compagno attento ad ogni necessità di chi  mi sta accanto; sempre a non deludere la mia famiglia con tutte le mie scelte controcorrente.
Sempre a dover dimostrare qualcosa: ma io dove ero?

Quanto di me ho perso, quanto non ho vissuto, quante scelte ho fatto per non recare delusioni o avere incomprensioni?
L'ho sempre fatto con il cuore, ma adesso se mi guardo allo specchio sento di non aver mai dato importanza alla mia persona: l'ho usata, maneggiata, trasformata, disorientata...e il risultato è stata questa discesa verso ciò che non conosco.
Verso qualcosa di profondo e buio.

Ripeto mi fa molta paura: ho le ossa rotte e tanto dolore che emerge gradualmente come piccole fitte.

So che il cammino intrapreso sarò qualcosa che toccherà molte corde e nervi scoperti, ma se questo è quello di cui ho bisogno sono più che pronto ad affrontare tutto.

I giorni bui ci sono e ci saranno, ma qualche sorriso riuscirò a regalarmelo...poi ho la musica, le parole, il mio piccolo mondo che mi sono costruito in questi mesi per trovare un pò di sollievo.

Quando riuscirò a sentirmi di nuovo me stesso, rileggerò questi momenti e tutto mi sembrerà migliore ne sono certo.

E questa sera? cinema...un momento per sognare e star lontano dal mio male oscuro e continuare a non pensarci.
Almeno per oggi è così: domani....non voglio saperlo....vedrò.

Siamo (versione definitiva)

Siamo riflessi di fragilità
Siamo solitudini incatenate ai sogni
Siamo tempeste
Siamo lacrime di pianti silenziosi
Siamo marionette di destini beffardi
Siamo stelle senza cielo
Siamo attimi così brevi ma che attraversano anima e vita
Siamo l’attesa in una stazione ferroviaria
Siamo in attesa di un volo pindarico per non sentire più il dolore delle ferite dell’anima.
Siamo rose in questo deserto
​Siamo parole alate che fanno sanguinare
Siamo sogni imprigionati nella realtà
Siamo ricordi che spezzano un fragile cuore
Siamo mostri di fantasia creati dall’anima
Siamo abbracci mai più dati
Siamo tempo che passa inesorabile
Siam il niente che disegna il dolore in un sorriso
Siamo lacrime che solcano il viso alla ricerca di labbra dolci per morire
Siamo sconosciuti in mezzo alla folla.
Sentiremo ciò che siam in quei pensieri silenziosi che ogni tanto verranno a farci compagnia
Saremo un pallido sole invernale che tra le dune dell’essere va a morire negli sguardi di chi incroceremo sul sentiero della nostra esistenza

Per rinunciare ad amare ciò che davvero vorremmo.

Virginia Wolf - Lettera al marito

"Carissimo
sono certa di stare impazzendo di nuovo...Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere.
Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata  questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so...Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te...Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi" (Virginia Woolf - Lettera al marito)

venerdì 1 dicembre 2017

Stupido Commediante

Pensi che tante cose possano cambiare.
Che quello che senti sia sempre più forte di ogni avversità e che quando credi fortemente in qualcosa, possa davvero diventare realtà.

Quello che senti può avere effetti devastanti o liberatori: il punto di vista può essere importante...ma il destino quanto gioca in quello che succede?

E le azioni? Le parole? Le persone?
Potrei urlare e sbattermene del mondo che tanto non mi ha mai ascoltato...ma preferisco chiudermi in silenzio e non far carico della mia sofferenza.

Si torna sul palcoscenico della vita a sorridere perché questo mi è stato sempre chiesto: l'essere perfetto e niente altro.

Non un cedimento, non una piega: la perfezione sopra ogni cosa.
Buttare via i sentimenti, camminare su una strada tracciata senza permettermi deviazioni o soste.

Eccolo qui, il pagliaccio che tutti vogliono...torna per non andarsene: e non fa nulla se ho una voglia matta di prendere tutto quello che ho e sparire.

Ho buttato nel cesso le mie speranze...da domani sarò il solito commediante perché parte migliore per me non è stata scritta in questa vita.

Dai facciamoci su una bella risata...tanto al massimo ho una buona dose di psicofarmaci che mi rimetterà in sesto e mi farà dimenticare la mia stupidità ...

su ridiamo...saso
ridi alla tua stoltezza
ridi per la tua stupidità
ridi perchè sei un perdente.

Il buio

Osservo il volo di uno stormo di uccelli
E io qui tra un bicchiere di vino e una sigaretta
Inchiodato a questo squarcio attraverso una finestra.
Ricerco risposte nel rosso purpurei del sangue della terra
Domande fatte al riflesso do me che ho qui!
Mi restituisce sorrisi beffardi
E ancora fiumi di parole che mi stordiscono.

Svanisce.
Ma ecco un pensiero
E riappare di nuovo quella risata dura e cattiva.

Fumo che si dissolve e poi pareti che diventano una prigione
Il vuoto diventa un duro pavimento
Note musicali che salgono e si conficcano come spine tra le piaghe del mio cuore.
Sento il mio corpo restringersi e liquefarsi
Tra gli spazi che il tempo lascia.
E' notte? E' giorno?
I miei occhi non sanno più distinguere la luce.

Un manto nero ha vestito il cielo
Ancora un sorso perché il domani arrivi
Perché questo dolore si plachi
Perché tutto si assenti.

E poi buio profondo, assordante.

Rinuncia

Hai paura perchè non sai cosa sarà
Perché la mancanza è un vuoto incolmabile.
L'euforia della brezza primaverile che accarezzava la pelle
Ha lasciato spazio ad un tornado,
Ad un caos che ha spazzato via certezze,
Le reminiscenze sono tagli sul cuore,
Frantumano l'anima,
Lasciano spazio a lacrime e demoni.
E la notte incombe
Copre il quadro di stelle che erano sogni
Lo rende ombra tra le nebbie che si alzano.
Rinunci.
Non perché tu non abbia forza
Non perché non sìa più importante
Non perché quel mondo che hai tanto agognato  può essere sostituito.
No, rinunci perché stai amando.
Ogni spina conficcata nel profondo delle tue carni,
Ogni dolore
Ogni pensiero
Ogni stordimento
Prendono una forma più vera e profonda.
Stai amando senza volere nulla, senza chiedere nulla
Come l'albero che ama il cielo e guarda i suoi tramonti e le sue albe
Come l'aquila che si libra fra le nuvole e ama il mondo che vede da lassù.
Rinunci, ma stai amando,
Rinunci e stai trovando qualcosa di nuovo in te

Come Neve

Un pò tutti i fans, chi dell'una chi dell'altro, aspettavamo quest singolo.
Ce lo siamo chiesti tante volte: ma se facessero qualcosa assieme con quelle voci.
Finalmente è arrivato: stamane "Come neve" è sulle radio nazionali.
Il testo ve lo lascio leggere ma ascoltate la bellezza delle due voci che si compensano e che si inseguono in questo duetto.
Io fan di Giorgia da quando era una sconosciuta al Festival, trovo che sia il duetto più bello in studio mai fatto.
Io intanto la riascolto per l'ennesima volta e intanto scrivo in questo giorno grigio.
Buon Ascolto
Saso

Neve, insegnami tu come cadere
nelle notti che bruciano
a nascondere ogni mio passo sbagliato
E come sparire
senza rumore
scivolare nel corso degli anni
E non pesare sul cuore degli altri ma...
Non è semplice
Non sentire il silenzio che c'è
Qui non è facile
guardare il cielo stanotte
Perché quello che sono l'ho imparato da te
Tu che sei la risposta senza chiedere niente
per le luci che hai acceso a incendiare l'inverno
Per avermi insegnato a cadere
Come neve
Come neve
E neve, imparo da te
che sei come fare
a coprire le nostre distanze
a cancellarne anche solo un momento le tracce
Non è semplice
Non sentire il silenzio che c'è
Qui non è facile
guardare il cielo stanotte
Perché quello che sono l'ho imparato da te
Tu che sei la risposta senza chiedere niente
per le luci che hai acceso a incendiare l'inverno
Per avermi insegnato a cadere
Come neve
Come neve

giovedì 30 novembre 2017

L'ultima pagina

Strappo questa pagina
E lascio che i colori dell'autunno cadano
A far rumore sulla mia anima.
Le parole restano
Difficili da spostare dal mio stomaco
E i pensieri diventano spilli conficcati nelle mie carni:
Ecco la stanchezza del mio sentire che assale il mio corpo
Una follia lucida su questa strada di foglie
Mentre sale fitta questa nebbia.
Un sole ferito combatte la sua strenua battaglia
Ma non ha più forze
Sente il buio diffondersi.
L'ultimo sorriso che ha il sapore della tristezza
E si inabissa alla ricerca della sua pace.

Le panchine sono ormai vuote
E le promesse degli amanti si dissolvono nel cielo
Ad essere stelle
Per brillare in una notte che non sarà più un domani
E sarà solo passato, memoria, ricordo, ferita inferta
Nei giorni da vivere.


Di notte - Racconto

Mi chiedo dove sei…ormai è buio fuori e anche questa notte mi toccherà dormire da solo in questo letto…troppo grande, sembra un continente sconosciuto senza te! Sai, dopo così tanto tempo, ancora non mi sono abituato a questa solitudine: ogni notte che passa mi sembra di scoprire zone più fredde tra le lenzuola…a volte mi rallegro, altre mi sento inondare dalla tristezza e penso tra me e me che quando c’eri tu non era così, non ho mai pensato ci fossero.

Stupido vero? Eppure non posso fare a meno della mia Terra conosciuta, di te…chiudo gli occhi e ricerco tra i miei pensieri il suono del tuo respiro, ciò che era la sinfonia della mia realtà: mi svegliavo improvvisamente e lo cercavo nel buio…lo percepivo e sapevo che non eri sogno, eri lì con me…e allora mi accucciavo tra le tue braccia e tu, quasi come se mi avessi letto nei pensieri, mi stringevi forte a te, un bacio sul collo e ritornavo a dormire…tranquillo…felice…
Dovrei scacciare questi ricordi, come si conviene che sìa; odiarti perché mi hai lasciato…parlare male di te al mondo intero, usare parole cariche di odio e di rabbia…ricordarmi tutte le volte che mi hai detto “sto arrivando” e ho atteso giorni prima di vederti…per tutte le volte che mi hai detto “ti amo, sei unico per me” e poi eri nel letto di qualche altro…per tutti i “per sempre” che sgranellavi ogni giorno come un rosario e che si sono rilevati fiocchi di neve, che al primo sole, si sono sciolti senza lasciare alcuna traccia.
Quanti buoni motivi, eppure la mia anima si rifiuta…cerco di farla ragionare…ma lei non ne vuole sapere, e continua, incessantemente, a gongolarsi nei più teneri ricordi di amore e a dire “vedrai, tornerà da te, perché ti ama, perché sei unico, perché siete legati per sempre”.
dimmi come facci a spiegarle che non è più così? Non riesco a convincere me stesso, come faccio a convincere lei?
I miei amici mi guardano, continuano a ripetermi che sei un immaturo, un bastardo ma io non ti vedo così e ti difendo…sì, ancora ti difendo…che posso farci, ti amo ancora…ti amo come il primo giorno che ci siamo incontrati dopo aver chattato…dopo che avevamo disquisito di musica e cinema…ricordo ancora quando ti ho visto: ho sentito il cuore impazzire, la saliva mancare e il tuo sorriso che illuminava le tenebre che da tempo mi portavo dietro.
Te lo ricordi? Mi hai sfiorato la mano e mi hai detto “voglio fare l’amore e io ho analizzato parla per parola quella frase.
Non una, ma dieci, cent volte…ripetevo a me stesso che mi avevi chiesto di fare l’amore e non di scopare…e continuavo a guardarti come se i miei occhi avessero altro da percepire in quello spazio immenso che tu stavi riempiendo lentamente, dolcemente, silenziosamente…ho ancora quelle sensazioni sulla pelle, il tuo profumo…e sta svanendo dalle lenzuola, comincio a sentire quel freddo odore di detersivo…non voglio…non voglio più lavare tutto ciò che hai toccato, almeno fino al tuo ritorno, perché tu ritornerai da me amore mi, vero?
Non so cosa fare, sarò anche l’ultimo romantico sulla terra…poi mi conosci son testardo: era il difetto che più ti piaceva di me.

E’ quasi giorno, sento che sono stanco ma non voglio dormire…voglio aspettarti sveglio perché so che tornerai da me.

All'imbrunire - Racconto

E’ l’imbrunire di un giorno come un altro: ancora un giorno, ore che passano inesorabili e tutto ciò che sento è la tua mancanza.
Provo a farmi scivolare tutto addosso, provo a capire quello che mi hai detto ma non mi capacito di non riuscire ad accettarlo.
Tu hai solo ragione…ci ho pensato tutto il giorno e come sempre sarò io a prendere una decisione per tutti.
Come ho sempre fatto, soddisferò la volontà altrui e mi farò da parte, tonerò nell’ombra, sarò quello che ero prima di conoscerti: meno di un sconosciuto, un volto tra i tanti.
Ho perso amore mio, ti ho perso senza alcun appello: tu dici di essere innamorato di me e hai la forza di sentirmi e vedermi e io invece qui a guardare il cielo, aspettando un segno anche stupido che mi dica che non è finita.
Non son mai stato bravo a dimostrare quello che sento e ho usato spesso le parole accompagnate da gesti forse troppo piccoli e infantili perché rendessero giustizia ai miei sentimenti.
Ho dormito tra le tue braccia, senza chiedermi nulla, era la cosa più naturale che mi veniva da fare: il mondo non era fuori, era tutto in quella stanza, tra le montagne innevate e il fuoco del camino.
Ti ho perso…sapevo che sarebbe stata l’ultima volta tra me e te, l’ultima volta che ci saremmo visti.
Sentivo che tutto sarebbe finito dopo quella sigaretta, perché io sono il tuo male: ma si può decidere di vivere sotto la pioggia e non avere alcuna sicurezza…sono pazzo lo ammetto mentre scrivo queste parole sconnesse..ma nella mia mente si affollano le tue domande e le mie non risposte.
E se davvero provo quello che sento non sei tu che devi difenderti da me, ma sono io che devo difenderti da me…cosa importa se uno squarcio si è aperto nel mio cuore, sorriderò di nuovo amaramente a questo beffardo destino e ti lascerò andare, dove sarai più felice…
…ma una parte di me aspetterà invano. Ed è quella parte che ti ha guardato negli occhi e che quasi in lacrime ti ha chiesto di non andartene…quella parte che chiedeva sempre due minuti con scuse banali per stare da solo con te..quella che ti ha sussurrato “mi sto innamorando di te”.
In un libro tutta la mia anima…in una canzone tutta la mia disperazione che dissimulo…non ti odio sarei davvero uno stupido…ti ho dentro e non posso farci nulla…aspetterò invano, non dimenticherò mai ma so che la tua felicità sancirà la morte di una parte di me ma la gioia incommensurabile di saperti sorridente e felice.
E’ ormai notte, una di quelle senza stelle per me, una notte troppo buia per chiedere ai miei sogni di farmi compagnia…ho come compagno il mio peggior incubo: non poter fare più l’amore con te!
…so che mi dannerò, piangerò in silenzio come ora raggomitolato sotto un plaid, in questa stanza enorme, ma so che ti sto dando il mio amore, la mia parte più vera.

Non sei mai stato mio e mai lo sarai tra questa gente, tutto il bene, tutto il buono che ti ho potuto dare portalo con te per sempre…ti ho perso e non posso far nulla per averti qui, per mandarti via da me…eppure continuo a sperarci…buonanotte amore che le mie lacrime possano cullarti.

Salvatore Scifo

mercoledì 29 novembre 2017

Siamo (prima versione)

Siamo riflessi di fragilità
Siamo solitudini incatenate ai sogni
Siamo tempeste
Siamo lacrime di pianti silenziosi
Siamo marionette di destini beffardi
Siamo parole mai dette
Siamo stelle senza cielo
Siamo attimi così brevi ma che attraversano anima e vita
Siamo l’attesa in una stazione ferroviaria
Siamo in attesa di un volo pindarico per non sentire più il dolore delle ferite dell’anima.

Piccola anima (erman meta feat elisa)

Piccola Anima


Piccola anima
che fuggi come se 
fossi un passero 
spaventato a morte.
Qualcuno è qui per te,
se guardi bene ce l'hai di fronte.
Fugge anche lui per non dover scappare.
Se guardi bene ti sto di fronte.
Se parli piano, ti sento forte.

Quello che voglio io da te 
non sarà facile spiegare.
Non so nemmeno dove e perché hai perso le parole 
ma se tu vai via, porti i miei occhi con te.

Piccola anima,
la luce dei lampioni ti accompagna a casa
innamorata e sola.
Quell'uomo infame non ti ha mai capita.
Sai che a respirare non si fa fatica 
È l'amore che ti tiene in vita.

Quello che voglio io da te 
non sarà facile spiegare.
Non so nemmeno dove e perché hai perso le parole 
ma se tu vai via, porti i miei occhi con te.

Camminare fa passare ogni tristezza.
Ti va di passeggiare insieme? 
Meriti del mondo ogni sua bellezza.
Dicono che non c'è niente di più fragile di una promessa,
ed io non te ne farò nemmeno una.

Quello che voglio io da te
non lo so spiegare,
ma se tu vai via, porti i miei sogni con te.

Piccola anima,
tu non sei per niente piccola.

Caos (Levante)

Caos (Live)

Mi si legge in fronte Il caos che ho dentro Si sente forte Il caos che ho dentro Mi porto fino alla fine del mondo Voglio andare più a fondo Voglio le ali pensieri su cui volare Dove non so toccare la terra è distante Questo pianeta Dalla mia amata meta Meta di me non sa più dove vorrebbe andare L'altra vuole restare Mi si legge in fronte Il caos che ho dentro E si sente forte Il caos che ho dentro.