domenica 3 dicembre 2017

L'addio

-          Devo andare –
-          No ti prego…resta ancora –
-          Mi aspetta, lo sai –
-          No dai ancora un pò – lasciò morire quella preghiera in gola….si avvicinò alla finestra della camera da letto e guardò la pioggia cadere…respirò
-          Allora vattene…muoviti, rivestiti e va via di qua…ora! –
-          Mah.. -   l’altro rimase sorpreso dal cambio repentino di tono
-          Non esistono “ma”! Solo la certezza che dovrò accontentarmi e che tu non sei mio…va via! –
-          Non dire così amore, dai! Lo sai che io sto bene solo con te…e che… - fu interrotto
-          Che cosa??? Cosa, dimmi! Dammi solo un pretesto per crederti…che non sìa il sesso –
Improvviso calò il silenzio, l’aria era diventata pesante come un macigno sul cuore di entrambi.
Fabio si voltò…guardò Andrea con gli occhi carichi di un amore che si stava trasformando.
Attraversò il corridoio, arrivò in cucina…prese una sigaretta, l’accese…inspirò: e improvvisamente sentì il cuore fermarsi, la testa riempirsi di ricordi e pensò “questa è la preannunciata fine che ho rimandato tante, troppe volte…stupido che non sono altro! Stupido, davvero ho creduto che potesse scegliere te?”.
Una risata sarcastica si disegnò sulle labbra, fece per aprire il frigo per prendere una birra: la loro foto era lì.
Da sempre? Da quando? Non se lo era mai chiesto, era così scontato incontrarla con lo sguardo tutte le volte che era in cucina…e il salto temporale fu solo una questione di millesimi di secondo.
Erano felici su quella distesa di neve, poco importava se fosse uno dei tanti appuntamenti nascosti al mondo: bastava solo stare insieme, condividere le emozioni.
Le attese non erano mai spasmodiche, erano dolci…lo squillo o un sms…e il posto per ritrovarsi…baciarsi, sentire il desiderio crescere…fare l’amore più e più volte…la gioia di vederlo entrare a casa a qualsiasi ora del giorno e della notte, e sentirsi dire “non posso stare senza di te”.
Ci credeva, fortemente credeva che sarebbe sempre tornato da lui e che alla fine non sarebbe più stato un’ombra, un desiderio nascosto, una semplice puttana disponibile: no, sarebbe stato al suo fianco per costruire una famiglia.
Fuori continuava a piovere, si congedò un attimo da quei pensieri e guardò fuori: la pioggia continuava a cadere incessantemente e scandiva il tempo dei suoi pensieri.
“Cosa posso fare?”, si chiese “cosa devo fare? Rinunciare a tutto, ritornare a vivere senza di lui..”.
Respirò profondamente.
“Sì posso farcela!”, tirò dalla sigaretta “no, non ce la faccio!!”.
La disperazione si adagiò sul suo cuore e soffiò sui suoi pensieri.
Sentì l’acqua della doccia andare, si assentò di nuovo e tornò ai ricordi mentre il cuore batteva all’impazzata, qualcosa stava cambiando: anche i momenti che custodiva gelosamente stavano prendendo una nuova forma.
Non li avvertiva più così forti come catene che lo avevano lasciato in attesa per tutto quel tempo: era passato un anno dal loro primo incontro e cominciava a smarrire il senso di tutto quel darsi e sacrificarsi; quello stare in attesa, quel rinunciare alla sua vita: cominciavano a mostrarsi stupidi appigli su un teatro dove un dramma era già scritto e la parte da protagonista non era la sua.
Andrea arrivò in cucina.
-          Io devo andare amore…ti chiamo appena posso –
-          Puoi anche risparmiartelo e… - faticò a concludere la frase – non chiamarmi più amore…dammi della puttana, mi si addice di più. Dammi del giocattolo nelle tue mani. Soprattutto dammi dello stupido perché ti ho creduto che lo avresti lasciato…sparisci –
Andrea sbarrò gli occhi, non lo aveva mai visto così deciso, forte, convinto di quello che stesse dicendo.
C’erano state delle scenate, ma quel tono non apparteneva a Fabio: ebbe paura, ma cercò di smorzare i toni, convinto che si sarebbe risolto tutto come sempre con un abbraccio.
Gli si avvicinò, fece per abbracciarlo: Fabio si scansò.
-          Dai Fabio, non posso stare qui a discutere con te…hai uno dei tuoi soliti momenti…tanto poi ti passa, lo so, e…- venne interrotto
-          Non ti ho detto che voglio discutere, lascia le chiavi sul tavolo e sparisci. Dimentica tutto –
-          Dai, stai scherzando! – sorrise sarcasticamente -  non puoi dire sul serio, Lo fai solo per farmi sentire in colpa -  e lo fissò.
Fabio aveva in mano la loro foto.
-          Non scherzo – strappò la foto e continuò con il fiato corto – adesso va via, è tardi…tardi perché lui ti sta aspettando, tardi perché io continui ad aspettarti -.
Andrea lasciò le chiavi sul tavolo, si voltò e chiuse la porta dietro di sé lentamente: aspettava che Fabio gli corresse dietro, lo sperava ma in fondo sapeva che si era chiusa per sempre.

Fabio si accese un’altra sigaretta, andò in camera da letto e cominciò a cambiare le lenzuola.
E fuori la pioggia continuava a cadere quasi a confondersi con le lacrime del suo cuore.

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